L'ingegnere Giovanni Tavanti, nel 1845, realizzò i lavori di sistemazione dei vialetti sui baluardi del Mulino a Vento e dell’Oriuolo (Cavallerizza), mentre nel 1848, su progetto dell’ingegnere Lamberto Neri, vennero sistemati i terrapieni delle cortine tra il Baluardo dell’Oriuolo e quello del Mulino a Vento, con la realizzazione di una nuova "sezione" che comprendeva il viale per il passeggio e lo spianamento, con terra di riporto, del terrapieno interno in modo da rendere meno ripida la pendenza. Un Regolamento per il "servizio dei giardini e dei pubblici passeggi", del 1850, aveva organizzato la passeggiata in due “sezioni”, quella di ponente e quella di levante, partendo dal Baluardo Centrale (del Mulino a Vento), con tanto di cancellate e muri di recinzione, ancora visibili in cartoline degli anni trenta del '900, che consentivano l’accesso solo dalla mattina al tramonto.
Il terrapieno interno, alle spalle delle cortine e di bastioni, che era stato fino 11 aprile 1778 concesso in regime di pascolo per il suo mantenimento militare, fu sistemato con pendenze più lievi e con la demolizione degli spalti superiori. Ciò comportò anche la smilitarizzazione della strada circolare interna (le attuali via Saffi e via Mazzini) che era stata, per i grossetani, la via del Gioco del Cacio, tipico gioco popolare da strada, diffusissimo e radicato nell'Italia centrale quale base identitaria delle comunità pastorali.
Il Bastione ha sempre rappresentato, fin dalla sua trasformazione in giardino, il centro focale della "passeggiata", con piani sfalsati, scalinate, rampe, vialetti ed aiuole delimitate da cordonati in pietra al cui centro, in una vasca d'acqua, venne collocata nel 1950 la scultura in bronzo del cinghialino di Tolomeo Faccendi, che riprende il più famoso porcellino del 1633 di Pietro Tacca,
allievo del Gianbologna, collocato sotto alla loggia del mercato nuovo a Firenze. Tra le aiuole del bastione è presente anche la scultura del busto di Giuseppe Mazzini, del 1950, ad opera di Ivo Pacini e una colonna con capitello di epoca romana, il tutto a comporre un disegno geometricamente armonioso, corredato da piante di alto fusto, arbusti, e, nel passato, da tantissime piante di fiori (primule, calle, pansé, ecc.). Non a caso le piazze basse del baluardo erano state trasformate in serre floreali, gestite da un nutrito numero di giardinieri comunali.
Per l’ampliamento della città verso il mare fu aperta nel 1933 la "quarta porta" della città in largo Corsica. Qualche anno dopo, nel 1935, in ragione delle sanzioni economiche applicate all'Italia da parte della Società delle Nazioni per la guerra all'Etiopia, nel periodo autarchico "della raccolta dell'oro e del ferro per la patria", furono smontate e fuse tutte le cancellate artistiche dei giardini lorenesi, perdendole per sempre.